La crisi pandemica e la guerra in Ucraina hanno messo in evidenza i limiti del cosiddetto Capitalismo Globale. Uno degli aspetti più preoccupanti è legato alle trasformazioni delle filiere di produzione e distribuzione dei prodotti che si stanno verificando nelle varie parti del mondo. Si sta infatti assistendo a una “nuova globalizzazione” e anche a un nuovo modello su base “regionale” incentrati più sulla sicurezza che sull’efficienza. Si preferisce fare affari su Paesi su cui si può contare, i cui governi sono affidabili e fanno parte di alleanze certe e ampie. Per alcuni, in questo modo si rischia di spingere verso forme eccessive di protezionismo, contrapposizioni pericolose, politiche interventiste e, in ultima analisi, più inflazione. La risposta di chi è favorevole a sistemi più controllati è che, a fronte di questi possibili rischi, le produzioni e le economie degli Stati potrebbero diventare più sicure e resistenti.