L’espressione “Institution Building” significa organizzare, monitorare, valutare e guidare in modo professionale e strutturato la crescita delle istituzioni, adattandole alle esigenze specifiche di un Paese e all’ambiente sociale e culturale che le circonda. Molte organizzazioni internazionali, principalmente le Nazioni Unite, lo usano frequentemente per descrivere un progetto ben congegnato con l’obiettivo di guidare i paesi in via di sviluppo verso la creazione di istituzioni democratiche. Il potenziamento istituzionale è una componente fondamentale di un processo più ampio, chiamato “Sviluppo delle capacità”, che ha come obiettivo finale la piena autonomia del Paese. Si basa su un principio essenziale: le capacità di un paese devono essere sviluppate, ma non importate dall’esterno. Non esiste un modello universale da applicare in ogni situazione, quindi questo processo, e di conseguenza lo stesso Institution Building, deve essere adattato alle necessità e alle peculiarità del soggetto a cui è rivolto. Inoltre, questo processo non può significare una rivoluzione completa dell’ordine attuale: l’obiettivo deve essere il cambiamento e il miglioramento del sistema, ma soprattutto un cambiamento sostenibile per la società nel lungo periodo. Anche se attuare completamente un modello estero è impossibile, l’Agenda ONU 2030 sottolinea l’importanza di trasmettere gli ideali di una società pacifica, giusta e inclusiva, fondata sul rispetto dei diritti umani, su un ordinamento giuridico e di un governo efficaci e su istituzioni trasparenti.
Il caso del tentativo di Institution Building in Afghanistan emerge particolarmente: poiché il conflitto non è mai veramente finito, l’intervento internazionale per stabilire una pace duratura è avvenuto contestualmente a una vera e propria guerra. Perlopiù, queste forti tensioni erano aumentate dalle stesse forze internazionali che tentavano di ristabilire l’ordine. La stessa “fazione” sosteneva due obiettivi contraddittori fra loro: ottenere una stabilità temporanea, oppure impegnarsi passo dopo passo per una pace duratura attraverso l’Institution Building e un nuovo sistema di governo.
Per lungo tempo, gli insorgenti problemi non hanno portato a un vero e proprio piano di azione per il Paese: sono state adottate solamente soluzioni a breve termine, richiedendo più armi, più fondi, più conferenze e accordi senza un vero fine. Nonostante il coinvolgimento di 62 paesi e istituzioni, mossi da interessi svariati (politici, economici, etici), non si è raggiunto un vero piano di azione comune, ed ognuno ha tentato di esportare il proprio modello senza interessarsi delle necessità dell’Afghanistan stesso. Il modello occidentale di economia di mercato si trovava fortemente a contrasto con i modelli adottati dal regime Afghano (dittatura illuminata mista a sprazzi di welfare sociale ripreso dal comunismo).
In sintesi, l’intervento internazionale è stato troppo poco e troppo tardi, ma soprattutto erroneo nei modi e nei sistemi. Allo stesso tempo, c’è chi sostiene che il Paese non fosse “pronto” o che semplicemente fosse destinata a fallire. Guardando al futuro, la necessità di iniziative più piccole ma più mirate al benessere del Paese, guidate da leader informati e a conoscenza dei bisogni dei cittadini, si fa sempre più evidente. Perché un vero processo di Institution Building abbia inizio in Afghanistan, dunque, sarà fondamentale che questo avvenga in sintonia con le tradizioni culturali del Paese, attento alle necessità del suo popolo, e proiettato in primis verso una pace duratura.