E’ scomparso dopo aver lottato contro una grave malattia Giovanni Caracciolo, figura emblematica della Diplomazia italiana. Il diplomatico di Vietri fu Ambasciatore d’Italia in Francia dal 2009 al 2012, dopo che aveva in precedenza ricoperto l’incarico di Console Generale d’Italia a Parigi dal 1992 al 1996. A testimonianza del suo legame speciale con la Francia e dell’eredità da lui lasciata dopo gli anni di servizio diplomatico in questo Paese, ancora oggi è fortemente vivo e sentito lo straordinario ricordo che conservano di lui numerosissimi esponenti del mondo delle istituzioni, della politica, dell’economia, dell’arte e della cultura francese, così come della collettività italiana.
Iniziò la sua carriera come addetto al Gabinetto dell’allora Ministro degli Affari Esteri Aldo Moro e successivamente presso le Ambasciate di Addis Abeba e Washington. A Roma, ha collaborato in qualità di Consigliere Diplomatico aggiunto con il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga per tutto il settennato. Al Ministero degli Esteri, ha quindi ricoperto gli incarichi di Vice Direttore Generale dell’Emigrazione e degli Affari Sociali e di Direttore Generale dei Paesi dell’Europa. Oltre a Parigi, è stato Ambasciatore d’Italia a Belgrado e presso le Organizzazioni Internazionali di Ginevra.
Aveva da poco terminato “Lettere da Parigi – Francia e Italia nel nuovo Millennio” la sua ultima opera che la Fondazione Ugo La Malfa pubblicherà e presenterà l’11 Gennaio. E proprio la Fondazione La Malfa lo ricorda, e si stringe al cordoglio dei suoi familiari più stretti, con le sue parole che ripercarrevano i suoi primi passi nel mondo che lo ha visto protagonista per quasi mezzo secolo.
“Quasi cinquant’anni fa, dopo un lungo volo notturno, sbarcavo in una livida e piovosa alba africana all’aeroporto di Addis Abeba, poco più che una accidentata pista di atterraggio sull’altopiano abissino ed alcune, sparse baracche in lamiera.
Sull’imponente Fiat 130 di rappresentanza imbandierata (l’Ambasciatore mi aveva riservato l’inusuale privilegio di venirmi ad accogliere di persona), il fedelissimo autista Zawdié che ostentava la corporatura di una guardia del corpo ma era munito dell’arguzia propria ad un informatore confidenziale, chiese di poter tenere la radio accesa […] Fu questo l’incipit della mia prima esperienza di giovane diplomatico all’estero, che doveva rivelarsi come una straordinaria ed appassionante avventura […]
Il Festival della Diplomazia si unisce al dolore dei familiari e si stringe nel suo ricordo.