L’Europa si trova oggi in una fase cruciale nella definizione della propria autonomia strategica. La guerra in Ucraina, l’instabilità ai confini orientali e meridionali, le tensioni con attori globali come la Russia e la Cina e l’incertezza sul futuro dell’alleanza transatlantica hanno spinto l’Unione Europea a riflettere con urgenza sul proprio ruolo in materia di sicurezza e difesa. Ma cosa significa, concretamente, costruire una politica di difesa europea?
Questo incontro intende analizzare il tema da tre prospettive interconnesse: i costi, gli obiettivi politici-strategici, e le implicazioni industriali e tecnologiche. Aumentare la spesa per la difesa a livello europeo implica non solo un cambiamento quantitativo, ma anche qualitativo: serve coordinamento tra Stati membri, capacità di pianificazione comune, interoperabilità e una strategia condivisa.
Gli obiettivi sono molteplici: rafforzare la credibilità dell’UE come attore globale, garantire protezione ai cittadini europei, contribuire alla stabilità internazionale e ridurre la dipendenza da fornitori esterni, anche nel campo delle tecnologie sensibili.
Ma questa trasformazione ha anche una forte dimensione economico-industriale. Una politica comune di difesa rappresenta un’opportunità per consolidare l’industria europea degli armamenti, stimolare l’innovazione tecnologica, rafforzare le filiere strategiche e creare posti di lavoro altamente qualificati. Tuttavia, solleva anche interrogativi su governance, trasparenza, controllo democratico e compatibilità con i valori fondativi dell’Unione.
Attraverso il dialogo tra istituzioni, esperti di sicurezza, rappresentanti dell’industria e accademici, il panel offrirà una riflessione critica su come l’Europa possa passare da una dipendenza difensiva a una capacità strategica autonoma, senza rinunciare ai principi di pace, cooperazione e responsabilità internazionale.