Molti hanno scritto che il futuro dell’Occidente si giocherà in Africa. Un Continente che oggi il mondo osserva con maggiore attenzione perché è innegabilmente il baricentro demografico del pianeta. Mentre la denatalità cresce ovunque in Africa l’aumento della popolazione sarà ancora costante nei prossimi decenni. Per questo viene descritta come l’origine della bomba migratoria che si sta abbattendo sull’Europa. Un’altra sfida riguarda le materie prime, in particolare materiali strategici nella transizione verso un’economia sostenibile: molti dei minerali e metalli rari indispensabili per i pannelli solari o le auto elettriche vengono estratti in Africa, per questo il Continente africano viene descritto come la vittima di tutti gli appetiti imperialisti e neocoloniali: occidentali e non solo, perché ad aver messo gli occhi sulle risorse africane ci sono anche la Cina, la Russia, la Turchia, l’India, i Paesi del Golfo e altri ancora. Da sempre l’Africa è stata presentata attraverso una narrazione pauperistica e catastrofista e ha fatto notizia come luogo di sciagure e sofferenze: conflitti, siccità e carestie, sfruttamento e saccheggio di risorse, profughi che muoiono attraversando il Mediterraneo. Negli anni Settanta, lontana epoca delle indipendenze post-coloniale, le speranze di rinascita erano viste con simpatia dai paesi Occidentali, portati a guardare quasi con pietà le allora disastrose condizioni in campo sanitario, economico e sociale, in parte afflitti dai complessi di colpa per il loro passato imperialista e colonialista e quindi promotori e sostenitori di una cultura degli aiuti umanitari che avrebbe però contribuito a creare un’ancor più forte dipendenza economica e tanta corruzione. Ma l’Africa del XXI secolo, un continente immenso con diversità enormi, non è solo sofferenza e fuga, mostra straordinaria vitalità culturale e un protagonismo africano che si oppone a chi crede di poterla sfruttare per i propri scopi. È andato in crisi il modello degli aiuti, l’esportazione della democrazia si è scontrata con il permanere delle dittature e il rafforzamento degli statalismi, si è delineata una politica sempre più spregiudicata del Grande Sud globale, che sembra mettere costantemente tra parentesi l’etica, sia sulle questioni ambientali, sia sullo sfruttamento delle risorse, dando la priorità ai risultati concreti. L’approccio occidentale segna il passo perché forse non capisce a fondo la nuova politica africana e questo nuovo tipo di mentalità che porta l’Africa a vedersi come una emergente potenza geopolitica caratterizzata, in molti suoi stati, da sviluppo e crescita economica, da ascoltare per la sua capacità di incidere in Istituzioni globali come il G20, il G7, l’UN Security Council, etc. Restano i grandi problemi, aggravati dalle pandemie, dal una dilagante corruzione e dal problema delle guerre e dei rifugiati, ma l’agenda futura del Continente oggi include anche temi come sostenibilità, innovazione, cooperazione e partenariati. Non si temono nuovi colonialismi ma si incoraggiano gli investimenti esteri soprattutto in infrastrutture, nella sanità e nelle nuove tecnologie, da parte di chi vuole partecipare attivamente negli affari africani, ma a condizioni diverse, che stavolta tengano conto principalmente degli interessi africani.